Grazie agli effetti protettivi della vaccinazione, le donne vaccinate prima dei 15 anni contro l’HPV (Virus del Papilloma Umano) sono invitate a fare il loro primo test di screening cervicale non più a 25 anni con il Pap-test, bensì a 30 anni d'età con il test HPV, ricevendo a casa una lettera informativa. Maggiori informazioni.
È un tumore della parte inferiore dell'utero, che collega il corpo dell'utero alla vagina, chiamata collo dell'utero o cervice.
La causa primaria del tumore del collo dell'utero è l'infezione da parte di un virus molto diffuso, che la maggior parte delle persone prende almeno una volta nella vita: il papilloma virus umano (HPV - “Human Papilloma Virus”). Però, solo pochissime delle donne con infezione da HPV sviluppano un tumore del collo dell’utero.
Infatti, di solito l’infezione non causa alcuna alterazione e si risolve da sola.
In una minoranza di casi provoca delle lesioni a livello del collo dell’utero. La maggior parte delle lesioni guarisce spontaneamente ma alcune, se non curate, progrediscono lentamente verso forme tumorali. Ci vogliono però molti anni perché le lesioni si trasformino.
Facendo regolarmente lo screening si possono scoprire e curare le lesioni della cervice prima che si trasformino in un cancro invasivo.
I test per lo screening del tumore del collo dell’utero utilizzati nel programma veneto sono il Pap-test e il test HPV.
Il Pap-test è l’esame al microscopio delle cellule (citologia) prelevate dal collo dell’utero che consente di rilevare eventuali alterazioni cellulari sospette.
Il test HPV è un esame in grado di rilevare la presenza del papilloma virus umano, attraverso la ricerca del DNA virale nelle cellule del collo dell’utero.
In linea con quanto raccomandato dal Ministero della Salute, la Regione Veneto ha previsto il test HPV come test primario nei programmi di screening cervicale per le donne dai 30 ai 64 anni e il Pap-test come test primario per le donne dai 25 ai 29 anni.
Le evidenze scientifiche indicano che, dato lo sviluppo molto lento di questo tumore, l’intervallo ideale tra un test e il successivo è di 3 anni per il Pap-test, di 5 anni per il test HPV. Intervalli più brevi possono aumentare la probabilità di sottoporsi a esami di approfondimento e trattamenti inutili.
Il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025 prevede che
Per tutte le donne, a partire dall’età di 65 anni, se gli screening fatti in precedenza erano normali, il rischio di sviluppare un tumore è bassissimo e per questo motivo non è più prevista la chiamata attiva a partecipare al programma di screening cervicale.
Il prelievo per il Pap-test è veloce, in genere non provoca dolore, e può dare al massimo un po' di fastidio alla donna. Dopo aver applicato un divaricatore nella vagina, l’ostetrica passa una piccola spatola e/o uno spazzolino sul collo dell’utero per raccogliere le cellule che vi sono appoggiate. Queste cellule vengono poi strisciate su un vetrino per l’invio al laboratorio dove verranno esaminate al microscopio da personale specializzato. L’utilizzo di materiale monouso garantisce le condizioni di sicurezza igienica.
Il prelievo per il test HPV si esegue, come il Pap-test, con il semplice prelievo delle cellule appoggiate sul collo dell’utero. Il materiale prelevato viene inviato al laboratorio per la ricerca del DNA dei tipi di papilloma virus umano correlati allo sviluppo del tumore della cervice uterina.
Le donne residenti nei comuni appartenenti all'ULSS 9 Scaligera, di età compresa fra i 25 e i 64 anni, ricevono a casa una lettera di invito da parte dell'ULSS a partecipare al programma di screening.
Le donne che hanno ricevuto almeno 2 dosi di vaccino prima d’aver compiuto 15 anni vengono invitate a fare il loro primo test di screening a 30 anni con test HPV, mentre le donne non vaccinate con almeno 2 dosi prima dei 15 anni vengono invitate a fare il loro primo test di screening a 25 anni con Pap-test.
La donna non dovrà fare altro che presentarsi nel giorno e nell’orario indicato, oppure spostare o disdire il proprio appuntamento telefonando ai recapiti presenti nella lettera d’invito o su questo sito, oppure accedendo al Portale Sanità km zero.
Qui è infatti operativa la sezione “Gestire lo Screening”, che consente alle donne invitate di gestire l'appuntamento autonomamente, in modo rapido e semplice.
Accedere al Portale è facile: basta collegarsi CLICCA QUI ed entrare con il proprio SPID o la propria CIE.
Il Portale Sanità km zero è accessibile in ogni momento (h24) anche da dispositivi mobili, garantisce il pieno rispetto della privacy dell’utente e si affianca ai consueti canali che consentono di contattare la segreteria di screening, che restano operativi.
L'esame è completamente gratuito, non serve l'impegnativa del medico, ma è sufficiente portare con sé la lettera di invito e la tessera sanitaria con banda magnetica. È possibile inoltre ottenere un certificato per giustificare l'assenza dal lavoro.
Se la donna ha già eseguito di recente un test di screening per il tumore del collo dell’utero o non intende aderire all'invito, è importante che lo comunichi telefonando ai recapiti presenti nella lettera d’invito o su questo sito, oppure disdica autonomamente il proprio appuntamento tramite il Portale Sanità km zero, accedendo con il proprio SPID o la propria CIE CLICCA QUI. In questo modo l’appuntamento potrà essere destinato ad un'altra donna.
Nel caso la donna abbia fatto un test di screening di recente, sarà nuovamente invitata dopo tre anni (se ha fatto un Pap-test) o cinque anni (se ha fatto un test HPV) dall'ultimo test eseguito.
Se la donna ha subito un intervento di asportazione dell'utero e della cervice-uterina (isterectomia totale), è pregata di comunicarlo alla segreteria dello screening cervicale, ai recapiti presenti nella lettera d’invito o su questo sito.
È possibile fare lo screening anche in gravidanza: si consiglia di consultare il proprio ginecologo di fiducia.
Per una buona riuscita dell'esame bisogna evitare l'uso di ovuli, creme o lavande vaginali nei 3 giorni precedenti, non avere rapporti sessuali e non fare un’ecografia transvaginale o visite ginecologiche nei 2 giorni precedenti lo screening.
Inoltre è necessario che il ciclo mestruale sia finito da almeno 3 giorni e non ci siano perdite di sangue, per questo si raccomanda di eseguire l’esame tra il 10° e il 20° giorno dopo il primo giorno di mestruazioni.
Esito del Pap-test. Se il Pap-test non rileva anomalie, la risposta verrà spedita a casa per lettera entro alcune settimane, e sarà disponibile anche sul Portale Sanità km zero nella sezione dedicata agli Screening. In questo caso, la donna riceverà l'invito allo screening successivo dopo tre anni.
A volte, anche se il prelievo è stato effettuato accuratamente, è necessario ripetere il test, perché il numero di cellule raccolte è insufficiente per una corretta valutazione o perché è presente un'infiammazione che impedisce la lettura del vetrino. In questi casi nella lettera di riposta verranno fornite tutte le indicazioni utili per ripetere l'esame.
Se invece il Pap-test rileva anomalie, un operatore sanitario contatterà telefonicamente la donna e la inviterà ad eseguire un esame di approfondimento, cioè la colposcopia anch'essa gratuita ed organizzata dal Programma.
È importante sapere che, in molti casi, un Pap-test anormale non significa la presenza di un tumore o di lesioni pre-tumorali significative.
Esito del test HPV. Se l'esame non mostra la presenza dell’HPV, la risposta verrà spedita a casa per lettera entro alcune settimane, e sarà disponibile anche sul Portale Sanità km zero nella sezione dedicata agli Screening. In questo caso, la donna riceverà l'invito successivo allo screening dopo cinque anni (fino ai 64 anni).
Se invece il test mostra la presenza dell’HPV, le cellule già prelevate verranno esaminate al microscopio: in pratica, verrà eseguito anche il Pap-test sul campione già raccolto.
Se il Pap-test non evidenzia anomalie, la donna sarà invitata a ripetere un test HPV a distanza di un anno per capire se c’è ancora l’infezione. La grande maggioranza delle infezioni infatti scompare spontaneamente (oltre il 50% nel corso di un anno e circa l’80% in due anni).
Se invece il Pap-test evidenzia anomalie, la donna sarà invitata a fare una colposcopia di approfondimento.
La colposcopia è un esame non doloroso, eseguito da uno specialista ginecologo, che permette la visione ingrandita del collo dell'utero e, in caso di necessità, l'effettuazione di piccoli prelievi mirati (biopsie). Il materiale prelevato viene poi analizzato al microscopio (esame istologico).
Se l'esame istologico del materiale prelevato durante la colposcopia mostra delle lesioni tumorali o pre-tumorali (cosiddette CIN2-CIN3), la paziente viene avviata alle cure opportune e ai successivi controlli, tutti gratuiti ed organizzati dal Programma. Nella maggior parte dei casi è sufficiente un trattamento eseguibile in ambulatorio, che non compromette la fertilità futura della donna.
Il tumore del collo dell'utero è causato dal papilloma virus umano (HPV), un virus molto diffuso che si trasmette con i rapporti sessuali (completi e non), e solo molto raramente provoca lesioni che possono evolvere in un cancro, nel corso di molti anni. Solo alcuni tipi di HPV possono portare allo sviluppo del tumore (chiamati virus “ad alto rischio oncogeno”). L'uso del preservativo è utile per ridurre il rischio di trasmissione dell'HPV, ma non garantisce una prevenzione del 100%. Altri fattori possono aumentare il rischio di sviluppare questo tumore, ad esempio il fumo.
Da qualche anno esiste una vaccinazione contro alcuni tipi di HPV, responsabili di circa il 70% dei tumori del collo dell’utero.
La Regione del Veneto promuove attivamente e gratuitamente la vaccinazione contro l’HPV per le ragazze fino al compimento dei 26 anni e per i ragazzi fino ai 25 anni. Per maggiori informazioni CLICCA QUI.
Recependo le indicazioni del Piano Nazionale Prevenzione (2020-2025), la prevenzione dei tumori del collo dell’utero sta cambiando proprio grazie alla diffusione del vaccino contro l’HPV: le donne vaccinate contro l'HPV prima di avere compiuto 15 vengono invitate a fare il loro primo screening a 30 anni con test HPV, invece che fare il Pap-test a 25 anni. La ricerca scientifica ha infatti confermato che questo gruppo di donne, proprio grazie al vaccino contro l'HPV, ha un bassissimo rischio di sviluppare prima dei 30 anni un tumore del collo dell'utero.
Inoltre, la vaccinazione contro l’HPV è gratuita anche per le donne con lesioni cervicali di grado CIN2 o superiore (fino ai 65 anni di età e trattate da non più di 12 mesi. Per maggiori informazioni CLICCA QUI.
Anche per le donne vaccinate, per avere un’elevata protezione dal tumore è comunque importante partecipare allo screening a partire dai 30 anni, rispondendo all’invito a fare il test HPV.
Un gruppo di lavoro del GISCi (Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma) ha prodotto del materiale informativo sullo screening per la prevenzione del tumore del collo dell'utero e sull'infezione da HPV, rendendolo disponibile, oltre che in italiano, anche in altre 9 lingue straniere (albanese, arabo, cinese, francese, inglese, spagnolo, rumeno, russo, ucraino). Il materiale è consultabile anche sul sito del Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma (link esterno) e di seguito riportato in ciascuna lingua:
Arabo [.pdf] 0,3 Mb Inglese [.pdf] 0,3 Mb Spagnolo [.pdf] 0,3 Mb Francese [.pdf] 0,3 Mb Italiano [.pdf] 0,3 Mb Rumeno [.pdf] 0,3 Mb Russo [.pdf] 0,3 Mb Albanese [.pdf] 0,3 Mb Ucraino [.pdf] 0,3 Mb Cinese [.pdf] 0,3 MbPuò gestire il suo appuntamento direttamente dal suo Fascicolo Sanitario Elettronico, nella sezione "Gestire lo Screening"
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